UN NATALE DIFFICILE
di Mons. Luciano Baronio
Il titolo non ha bisogno di essere spiegato perché da tempo ci troviamo in un periodo assai difficile a motivo del persistere di molteplici fattori che si sono via via aggiunti I’uno all’altro e che hanno creato un clima nazionale e internazionale dove le preoccupazioni ed i problemi che si aggravano paiono umanamente insolubili o comunque maggiori delle speranze.
La convergenza di tanti mali
Non profana il Natale né distrae dalla celebrazione il soffermarci a considerare ciò che stiamo vivendo, perché la salvezza di Cristo non passa sopra gli avvenimenti - personali o sociali - ma li attraversa assumendoli e santificandoli, secondo il noto assioma che afferma : “ tutto ciò che Cristo ha assunto lo ha anche redento”. Questo ci aiuta affinché non prevalga in noi - “inter mundanas varietates” , come si esprime la liturgia, cioè nelle vicende di questo mondo - il nostro sentimento ma l’azione della sua grazia e soprattutto non ci sia possibile pensare e vivere come se Egli non fosse venuto.
I mali di cui è afflitta la società di oggi sono tanti e così gravi da creare una situazione di emergenza morale e politica. Qui la fede del credente è messa alla prova non da ragionamenti astratti che le sono contrari per principio, ma da ciò che succede che provoca inevitabilmente interrogativi angosciosi sul senso di tutto ciò che accade senza averne una spiegazione plausibile.
Anche la presenza del male, sotto tutte le forme che, moltiplicato dai mezzi di comunicazione, si estende sempre di più in tutto il mondo e vuole contendere al bene, in modo sfacciato e arrogante, il primato che gli spetta. Tende ad usurpandogli, per così dire, il diritto di primogenitura, suscitando il timore che prevalga e non possa essere fermato in alcun modo. Allora ci si sente confusi e smarriti. E molti si domandano, a ragione : “ Quanto durerà la notte?"Quale sarà l’esito della battaglia in corso? Dove andremo a finire?". Questa constatazione però rimanda anche alle nostre responsabilità.
Ci può illuminare, nel ricercarne le cause, la parola del profeta Geremia: ” se voi non ascolterete, io piangerò dinnanzi alla vostra superbia, dice il Signore”. Affermazione seguita dalla domanda angosciosa rivolta a Dio: “ Hai rigettato completamente Giuda oppure ti sei disgustato di Sion?”
“Tanta insicurezza umana e tante reazioni sconsiderate hanno la loro origine nell’avere abbandonato Dio!” ( Giovanni Paolo II°).
A) I nuovi problemi
Si fa a gara, in questo tempo, ad elencare i problemi che preoccupano e che attendono una soluzione. Ed è un elenco interminabile.
In verità, i problemi non sono una caratteristica della società di oggi: ci sono sempre stati, ma oggi hanno cambiato faccia, hanno assunto un peso diverso e se ne sono aggiunti di nuovi. Ad esempio, per citarne solo alcuni (c’è solo l’imbarazzo della scelta), di estrema attualità che toccano la vita quotidiana: i problemi del lavoro, in profonda evoluzione, a causa della globalizzazione e della disoccupazione causata anche dal trasferimento all’estero, perché economicamente più vantaggioso per gli imprenditori, di attività produttive italiane;il problema della sanità con la diminuzione delle risorse ivi destinate, soprattutto per lungo degenti: problemi sui quali regna quasi sovrano il silenzio di coloro che godono buona salute, in ragione dell’ età o per le condizioni favorevoli di vita;le guerre in atto e i venti di guerra, di varia misura, che addensano nubi sul pianeta; infine le calamità naturali disastrose, sempre più frequenti e impressionanti: terremoti, alluvioni, esondazioni del mare e dei fiumi, inquinamento ecc.
B)Il comportamento immorale come fatto normale.
L’uomo é la causa dei mali maggiori che lo affliggono, quando agisce da stolto o da cattivo. Ne sono prova i frequenti delitti, compiuti nell’ambito familiare o di parentela o nella cerchia degli amici con un accanimento così crudele sulle vittime da lasciare sconcertati e spaventati. Spesso si paragona questo comportamento a quello delle bestie, le quali se potessero parlare protesterebbero per questo accostamento offensivo!
Le scelte immorali, le infedeltà coniugali o di altro genere, i divertimenti e gli spettacoli licenziosi, l’intolleranza che può giungere fino all’odio verso il prossimo, le divisioni, le stragi contro l’umanità e contro i credenti, l’idolatria del denaro per cui ogni mezzo é lecito per averlo, soprattutto i furti con appropriazione indebita di denaro pubblico a danno dei cittadini e delle istituzioni, - furti per i quali è necessaria la restituzione per dovere di giustizia (il catechismo, dimenticato anche da molti cristiani, recitava esemplarmente: ” o restituzione o dannazione!”) ; il disprezzo della vita e delle leggi, le bestemmie, che osano trattare Dio come fosse una “cosa”, addirittura spregevole così da insultarlo con titoli che sarebbero infamanti per qualsiasi uomo.
Natalis est! E’ Natale.
Tuttavia Natalis Est! è Natale, anche quest’anno con tutto ciò che significa. Evidentemente non cambia il Natale del Signore, non ne viene diminuita, ma aumentata l’importanza, come evento e come celebrazione. Potrebbe invece cambiare il nostro modo di viverlo, perché lo stato d’animo risente del pesante clima generale nel quale ci troviamo. A ben riflettere però questa situazione può renderci più veri come uomini bisognosi di salvezza, in tutti i sensi che avvertono di non bastare a se stessi.
Inoltre questa condizione ci rende più vicini – e non è cosa da poco ! - a coloro che da sempre sono oberati da problemi gravi di ogni genere: si pensi alla fame e alla guerra e alle conseguenze delle calamità naturali sempre più frequenti. Soprattutto possiamo essere maggiormente in sintonia con il mistero che celebriamo il quale domanda una nuova comprensione del Natale cristiano che, in verità, abbiamo un po’ svenduto, contagiati , come è avvenuto per molti, dall’atmosfera pagana della nostra società e d’altra parte dal confronto interreligioso ravvicinato che, malinteso, ha portato alcuni ad affermare che il rispetto della fede altrui dovrebbe comportare di sminuirne o addirittura di cancellare la memoria della nostra.
Vale anche per noi quanto Eliot nel dramma “L’assassinio nella cattedrale" mette in bocca all’arcivescovo di Chanterbury, Tommaso Becket, che sarà assassinato sull’altare durante la celebrazione della Messa di Natale, il grido drammatico “Salvate il Natale!" che costituisce il momento più alto della sua ultima omelia, così da assumere, per il suo popolo, il significato di una consegna e di un testamento.
Il Natale di sua natura è una festa difficile
L’incarnazione per il Figlio di Dio è stata un “abbassamento", anzi un “annientamento", come afferma S. Paolo: “ Cristo pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo, umiliò se stesso divenendo simile agli uomini” (Fil. 2, 6-7. 8). L’evento della nostra salvezza è costato a Dio che si è fatto uomo: una distanza da dare le vertigini, che solo I’Amore poteva pensare di colmare e di compiere.
Anche le circostanze della sua nascita lo manifestano. Infatti per quanto la vogliamo rendere poetica una stalla é una stalla! ed una mangiatoia, dove Gesù fu deposto da Maria, é una mangiatoia! Il disagio e la povertà estrema che circondarono la sua nascita, lo resero fin dall’inizio vicino ai poveri, rappresentati in questa prima ora dai pastori. Questo ci porta a vivere il mistero del Natale sul versante delle beatitudini, nel quale il povero è beato, il perseguitato è felice di dare testimonianza, a Cristo e alla verità, colui che piange è colmo di speranza.
Dunque il Natale non é una festa facile , anche se ammantato di poesia, nata soprattutto dalla cultura del presepio. E ne sia benedetto il Signore per I’intuizione che ne ebbe S. Francesco d’Assisi, che voleva venisse rappresentata la natività per facilitarne la contemplazione al popolo e suscitare la commozione di fronte alla somma degnazione di Dio, che apparve sulla terra come bambino, avvolto in fasce e che lo fa esclamare:” Tu sei ’umiltà! ( Lodi del Dio Altissimo).”
S.Alfonso dé Liguori lo ha tradotto nel canto che tutti conosciamo:” Tu scendi dalle stelle, Re del cielo e vieni in una grotta al freddo e al gelo!”.
Maria, che “custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore” ( Luca, 2,19) ci indica la via. Come “sua madre – dice S.Agostino - lo portò nel grembo, portiamolo anche noi nel cuore” ( Sermone 189, 3 ).
La fede incerta dell’uomo di oggi
Nonostante gli eventi di salvezza, l’uomo è sempre tentato, come già all’origine, di dubitare di Dio, del suo amore e delle realtà invisibili che lo attendono e di fidarsi invece, maldestramente, solo di se stesso. Sta scritto infatti: "Egli venne tra i suoi ma i suoi non I’hanno accolto, perché gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce" (cfr. Gv. 1, 11. 5 ).
Ma l’uomo che non accoglie la salvezza che si è manifestata in Cristo rimane, nel grande silenzio dell’universo, tremendamente solo.
Se la fiducia e la speranza sono fondate esclusivamente sull’uomo restano sempre esposte alla delusione. Lo prova l’esperienza del passato e l’insicurezza generale del presente. Il salmo lo dice: " Maledetto l’uomo che confida nell’uomo”: un avvertimento che non vuole insegnare la diffidenza ma evitare l’idolatria.
Il progresso della scienza - e della tecnica - che ha raggiunto mete impensabili, ha inorgoglito l’uomo contemporaneo che è tentato, a causa della superbia, di sentirsi onnipotente e di poter far a meno di Dio, sostituendosi a lui.
Ma Dio “ Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore” ( Lc. 1,51), canta Maria nel Magnificat. Dispersi, ad opera di Dio che esalta gli umili.
Può avvenire che anche a Natale, ci si limiti a cercare il sacro come atmosfera che risponde ad un vago bisogno di spiritualità, ma privo di Dio che ne è la sorgente. Così si può celebrare un Natale senza Cristo, guidati da una religiosità, che non tocca la vita e che è ben altra cosa rispetto alla fede. Questa infatti é un atto pienamente umano, consapevole e libero, che coinvolge tutta la persona nella quale l’intelligenza ha il suo posto d’onore. Essa infatti offre le ragioni iniziali necessarie – i “praeambula fidei” – che garantiscono la ragionevolezza della scelta di fede, la quale non domanda altro che di crescere e di fiorire nella libertà e poi di irrobustirsi mediante la preghiera e la riflessione.
L’umanità del credente ne esce grandemente arricchita, perché le si schiudono davanti orizzonti nuovi, inimmaginabili e infiniti.
Lo afferma Benedetto XVI° : “ La fede permette un sapere autentico su Dio che coinvolge tutta la persona umana: è un “sàpere”, cioè un conoscere che dona sapore alla vita, un gusto nuovo d’esistere, un modo gioioso di stare al mondo”
(Catechesi per l’”Anno della fede” su “La ragionevolezza della fede in Dio”, mercoledì 21 novembre 2012).
II nemico da battere è la sfiducia
A questo quadro problematico occorre far fronte con il coraggio e con la forza che viene dalla preghiera, dalla conversione del cuore, dalla grazia dei sacramenti e dalle celebrazioni del tempo natalizio che hanno il loro compimento nell’Epifania e nella festa del Battesimo di Gesù al Giordano.
Il ricorso alla Parola di Dio, accolta e meditata, come avviene nella liturgia e come si può felicemente sperimentare anche singolarmente con la "lectio divina" sui brani della Scrittura, seguendo giorno per giorno le letture proposte dal Lezionario .
I giorni della "novena" ci aiutano ad intensificare la nostra preparazione, mediante le invocazioni della chiesa al Signore che viene, con le stupende antifone “O” della Liturgia delle Ore del rito romano:
O Sapienza, vieni e insegnaci la via della saggezza;
O Signore, guida della casa di Israele, vieni a liberarci con braccio potente;
O Germoglio di Jesse, vieni a liberarci , non tardare;
O chiave di Davide, libera l’uomo prigioniero, che giace nelle tenebre e nell’ombra della morte;
O Astro che sorgi, illumina chi giace nelle tenebre;
O Re delle genti, vieni e salva l’uomo che hai formato dalla terra;
O Emmanuele, nostro re e legislatore, vieni a salvarci.
Così possiamo proclamare con la chiesa - “ In hoc natali gaudio”, cioè nel clima della gioia natalizia - l’” hodie”, di Cristo che è nato! “ che é l’oggi della nostra salvezza. |